Nel corso del suo appassionante intervento a Edufest, Laura Borghetto, fondatrice dell’associazione L’Abilità, ha utilizzato parole evocative per indagare il tema dell’inclusione a partire dalle fratture, dalle “crepe da cui entra la luce” e il concetto giapponese del kintsugi. Attraverso questa connessione, ha offerto una prospettiva illuminante sull’inclusione, mettendo in risalto la bellezza che può emergere dalla resilienza e dalla guarigione delle ferite.
Borghetto ha sottolineato che, proprio come la ceramica rotta può essere riparata con l’oro del kintsugi, così anche le fratture nella società e negli individui possono diventare occasioni di crescita e trasformazione. Le crepe, sebbene inizialmente possano portare shock e lutto, possono anche rappresentare punti di forza e aperture verso nuove possibilità.
Il kintsugi è un’arte giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica rotti, valorizzando le crepe con un legame prezioso di oro o argento. Questa pratica trasforma le imperfezioni in elementi di bellezza, celebrando il percorso che ha portato all’oggetto finale. Allo stesso modo, l’inclusione autentica abbraccia le crepe, i momenti di frattura e di lutto, riconoscendo il valore intrinseco che deriva da queste esperienze.
Attraverso il confronto tra il kintsugi e l’inclusione, Borghetto ha invitato il pubblico a considerare l’importanza di abbracciare le fratture e le crepe presenti nella società, nelle famiglie e nelle persone. Ha sottolineato che l’inclusione non deve essere solo una parola politicamente corretta, ma prima di tutto un percorso di guarigione e di trasformazione individuale e collettiva.
Le crepe rappresentano le sfide che devono essere affrontate nel cammino verso l’inclusione, e proprio da queste crepe può entrare la luce che illumina il percorso. Borghetto ha sottolineato che la luce dell’inclusione risiede nella consapevolezza delle disuguaglianze, nella volontà di agire e nella creazione di un ambiente che valorizzi le diversità.
Attraverso il suo discorso, ha lanciato un appello a celebrare le fratture e le crepe, riconoscendo che sono parte integrante della vita e di ogni reale processo d’inclusione. Ha invitato il pubblico a essere come il kintsugi dell’anima, a riconoscere il valore delle esperienze che ci plasmano, a trasformare le ferite in forza e a illuminare il cammino verso un mondo dove l’inclusione è una realtà tangibile per tutti.