“La scuola non sa più educare”, ha affermato con forza Umberto Galimberti al Festival dell’Educazione 2023, in un intervento che ha acceso un acceso dibattito.
Il filosofo ha puntato il dito contro la deriva tecnicistica dell’istruzione, che si limita a trasmettere nozioni senza formare cittadini consapevoli e responsabili. L’educazione, ha sottolineato Galimberti, è ben altra cosa: insegna a vivere, a orientarsi nel mondo, a coltivare il pensiero critico.
Ma qual è il problema? Secondo Galimberti, la scuola è ostaggio di una “dittatura del narcisismo” che pervade la nostra società. I ragazzi di oggi, bombardati da modelli irreali e ossessionati dall’immagine di sé, sono anoressici di certezze e si rifugiano in un mondo virtuale che li aliena dalla realtà.
L’analisi di Galimberti è lucida e impietosa. Il filosofo non offre ricette miracolose, ma invita a riflettere su un sistema educativo che ha perso la sua bussola. La scuola, ha detto, deve tornare ad essere luogo di formazione umana e culturale, dove si impara a vivere da cittadini consapevoli e responsabili.
Le parole di Galimberti hanno fatto discutere. C’è chi lo ha accusato di assumere una prospettiva troppo pessimista, chi ha invece apprezzato il suo coraggio nel mettere il dito in una piaga che affligge la nostra società.
Al di là delle diverse posizioni, l’intervento di Galimberti ha avuto il merito di aprire un dibattito importante sull’educazione. Un tema che richiede un impegno comune per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.